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L'affermazione della neurodiversità - ambito clinico

DIVENTARE UN PROFESSIONISTA PIÙ NEURO-AFFERMATIVO

Poiché il movimento per l'affermazione della neurodiversità continua a influenzare pratiche e politiche, è fondamentale garantire che tutte le voci all'interno della comunità autistica siano ascoltate e rispettate. Accogliendo la neurodiversità e promuovendo ambienti inclusivi, possiamo creare una società che valorizzi e sostenga le diverse esperienze e i punti di forza di tutti i suoi membri.

Pantazakos e Vanaken evidenziano i pregiudizi spesso ignorati negli approcci terapeutici tradizionali che possono involontariamente patologizzare i comportamenti neurodivergenti (Pantazakos & Vanaken, 2023). Suggeriscono ai professionisti di riconcettualizzare la disfunzione, passando da un'attenzione esclusiva ai sintomi individuali a una comprensione più articolata delle dinamiche relazionali e delle barriere sistemiche che impediscono agli individui neurodivergenti di vivere una vita di piena realizzazione personale. Questa riformulazione incoraggia i professionisti a creare attivamente un ambiente di comprensione e compassione, sia per gli individui neurodivergenti stessi, sia per i loro modelli di interazione nelle relazioni, in particolare nella terapia di coppia e familiare.


APPROCCI INCENTRATI SULLA COMPASSIONE

La Compassion Focused Therapy (CFT) è un approccio terapeutico che si prospetta particolarmente efficace nel supportare le persone neurodivergenti, migliorando la regolazione emotiva e il funzionamento interpersonale (Mason et al., 2023).

Cai et al. (2023) si sono rivolti direttamente alle persone autistiche chiedendo quale fosse la loro esperienza di autocompassione (o self-compassion). Le persone intervistate hanno riconosciuto il valore della compassione, pur descrivendo una notevole difficoltà nel coltivare l’autocompassione a causa di una marcata autocritica, spesso attivata in risposta ad errori percepiti o alla sensazione di aver deluso le aspettative proprie o altrui.


Paul Gilbert, fondatore della Compassion Focused Therapy, (Gilbert & Procter, 2006) definisce la compassione come una “sensibilità alla sofferenza propria e altrui, unita al desiderio di alleviarla” e sottolinea che la CFT permette agli individui di sviluppare tre flussi di compassione:

1) la compassione per il sé (autocompassione),

2) la compassione che riceviamo dagli altri,

3) la compassione che diamo agli altri.

La CFT nasce in particolare per supportare coloro che sperimentano alti livelli di vergogna e autocritica, due vissuti comuni a molte condizioni di sofferenza psicologica. Nelle persone neurodivergenti, vergogna e autocritica tendono a essere particolarmente elevate, in parte perché viviamo in una società che raramente comprende la neurodivergenza e quindi favorisce vissuti di inadeguatezza, in parte perché siamo anche nella società della performance nella quale è difficile sentirsi in grado di rispondere a richieste di riuscita personale e professionale così elevate e così raramente a misura dei modi di essere neurodivergenti.


A causa dei frequenti rimandi negativi ricevuti sul proprio modo di essere e delle interpretazioni errate sulle proprie intenzioni, la persona neurodivergente può interiorizzare una visione svalutante di sé e sviluppare un dialogo interno critico e giudicante. In un percorso di CFT, la persona verrà accompagnata attraverso una ri-narrazione della propria storia attraverso uno sguardo compassionevole, che sia invece in grado di mettere al centro e dare valore alla propria umanità, validare la fatica vissuta durante le proprie esperienze di vita, e al contempo guidarla verso una sempre maggiore autenticità alla luce del proprio funzionamento.

Il lavoro con la CFT consente anche di affrontare con compassione le paure spesso legate all’associazione erronea tra compassione e debolezza o accondiscendenza. In realtà, la compassione si presenta come alternativa solida e saggia ad un’autocritica che spesso ha consentito alla persona di sopravvivere alle avversità, ma che ha anche generato una sofferenza profondamente segnata dalla vergogna.


Nelle persone neurodivergenti, il lavoro con la compassione consente anche di affrontare temi fondamentali, legati all’identità personale e al camouflaging (ovvero quell’insieme di strategie messe in atto per nascondere i propri tratti nel tentativo di uniformarsi alla maggioranza neurotipica - si veda ad esempio Hull et al., 2017). Oggi sappiamo che queste strategie sono associate a livelli elevati di ansia, depressione e burnout neurodivergente. Un intervento compassionevole adattato alla neurodivergenza (Mason et al., 2023) mira a riconoscere che molte delle difficoltà vissute dalla persona neurodivergente non dipendono da una sua colpa, ma dall’interazione tra un sistema nervoso non scelto e un contesto sociale che non adotta una prospettiva neuroaffermativa. Inoltre, promuove la distinzione tra un camouflaging dettato dalla vergogna e la scelta consapevole e saggia di quali parti di sé condividere a seconda del contesto, così da restituire un senso di agency e autodeterminazione alla persona.


Anche nella terapia di coppia e familiare, la compassione può svolgere un ruolo fondamentale, in particolare nel promuovere una maggiore empatia e comprensione tra i partner e i membri della famiglia, concentrandosi specificamente sulle dinamiche relazionali influenzate dai tratti neurodivergenti. Twinley sottolinea che un approccio compassionevole può ridurre lo stigma e promuovere l'accettazione tra i partner, coltivando in definitiva una narrativa più solidale sulla neurodiversità all'interno delle relazioni (2024). L'adozione di tecniche incentrate sulla compassione può migliorare l'intimità emotiva e facilitare una comunicazione efficace nelle coppie, portando a migliori risultati relazionali e a una maggiore coesione emotiva, anche nei momenti di vulnerabilità.


MIGLIORI PRATICHE PER LA TERAPIA AFFERMATIVA NEURODIVERGENTE

I/le terapeuti/e possono implementare diverse strategie per creare pratiche affermative neurodivergenti nei loro contesti terapeutici. In primo luogo, l'implementazione di un approccio terapeutico flessibile che consenta modifiche durante le sedute in modo da soddisfare le esigenze sensoriali o comunicative specifiche associate alla neurodivergenza.

Incorporare le prospettive degli individui neurodivergenti nella pianificazione del trattamento è essenziale. Almakrob e collaboratori sostengono l'idea di sviluppare pratiche inclusive radicate nelle esperienze vissute dagli individui neurodivergenti, garantendo che la terapia sia in sintonia con le loro realtà. Ciò implica l'utilizzo di tecniche come la terapia centrata sulla persona, che ascolta attentamente i bisogni del paziente e ne incorpora attivamente i valori, le preferenze e il feedback (Almakrob e collab., 2024).

Gruppo Empathie+, attivo da un decennio nel supporto terapeutico adattato alle persone neurodivergenti, proporrà a fine 2025 una formazione specifica su questo tema rivolta a Psicologi Psicoterapeuti e Psichiatri Psicoterapeuti (per maggiori informazioni, visitare questo link.)


COME PROMUOVERE LA NEURO-AFFERMAZIONE

  • Partecipare alla formazione continua: partecipare a workshop e corsi di formazione sulla neurodiversità per comprendere meglio i punti di forza e le sfide affrontate dalle persone neurodivergenti.

  • Adottare un approccio flessibile: adattare le sessioni di terapia per andare incontro alle sensibilità sensoriali, alle preferenze comunicative e ai diversi livelli di attenzione e di elaborazione dei pazienti neurodivergenti.

  • Integrare tecniche di compassione: impiegare interventi incentrati sulla compassione per migliorare la regolazione emotiva e promuovere lo sviluppo di una motivazione compassionevole nell’affrontare la difficoltà propria e altrui.

  • Coinvolgere attivamente i pazienti: incoraggiare i pazienti a condividere le proprie esperienze e preferenze in terapia, consentendo loro di assumere un ruolo attivo nel processo terapeutico.

  • Utilizzare una terapia centrata sulla persona: concentrarsi sulla personalizzazione degli interventi terapeutici per soddisfare le esigenze specifiche delle persone e delle coppie neurodivergenti, rispettando le loro esperienze e prospettive.

  • Promuovere il sostegno: incoraggiare i pazienti a sostenere sé stessi e i propri diritti sia all'interno che all'esterno delle sedute terapeutiche, favorendo un senso di emancipazione e auto-affermazione.

  • Creare ambienti inclusivi: assicurarsi che il contesto terapeutico sia sensorialmente accogliente e rifletta la comprensione dei bisogni neurodiversi, inclusi gli spazi di ritiro e la sala d'attesa. Favorire, ove possibile, la formazione sui temi delle neurodivergenze anche nei contesti di vita estesa dei pazienti: scuola dell'obbligo, università, ambienti lavorativi e aziende, contesti ludici e di svago, ecc.

  • Implementare controlli regolari: consentire ai pazienti di dare feedback frequenti sulle loro esperienze in terapia per adattare e migliorare continuamente le pratiche terapeutiche.


Integrando queste pratiche, i terapeuti possono migliorare la propria capacità di supportare efficacemente individui, coppie e famiglie neurodivergenti, garantendo che la terapia non sia solo inclusiva, ma anche stimolante e valorizzante per le loro esperienze uniche.

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