Studenti universitari ADHD
- corsigruppoempathi
- 30 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Negli ultimi anni si è assistito ad un maggiore riconoscimento del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), ma l’erogazione dei servizi per l'età adulta rimane inadeguata: si registrano notevoli ritardi nella diagnosi, nell’accesso alle cure e al trattamento (Smith, Mukherjee, Müller-Sedgwick, 2024).
Cosa accade quindi ad una persona adulta che ha questo tipo di funzionamento e decide di affrontare un percorso universitario? Quali sono le sfide che gli studenti e le studentesse ADHD possono incontrare?
- Consapevolezza e comprensione: le Università italiane sono solitamente preparate ad accogliere studenti e studentesse con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) ma essere una persona ADHD richiede servizi dedicati e specifici. È necessaria quindi l'implementazione di sportelli di supporto aggiuntivi, per garantire che gli studenti universitari ADHD ricevano un riconoscimento, un’assistenza e un supporto adeguati.
- Dati e codifica: la mancanza di dati sulla prevalenza degli studenti ADHD potrebbe contribuire a rendere “nascosta” questa condizione all’interno delle università e ad ostacolare una misurazione accurata dell’accesso, del rendimento, della permanenza e della progressione di questo specifico gruppo di studenti. Un importante obiettivo per il futuro delle università italiane sarà quello di iniziare un'analisi della prevalenza di studenti ADHD nei propri corsi di studio.
- Esperienza studentesca: l’ADHD, in particolare se non riconosciuto e correttamente supportato, ha purtroppo mediamente un impatto negativo sul rendimento scolastico della persona (Arnold, Hodgkins, Kahle e collab., 2015). Se non trattato, può causare compromissioni funzionali anche in altri ambiti della vita dello studente, nonché lo sviluppo di comorbilità come ansia, depressione, abuso di alcol e droghe (Anastopouos, DuPaul, Weyandt e collab., 2016). Una fase della vita così complessa e ricca di sfide come quella degli anni universitari dovrebbe quindi essere molto più pensata per essere a misura delle necessità di studenti ADHD, come aspetto di prevenzione alla loro salute mentale.
Per superare questi ostacoli si possono attuare:
- Screening e valutazione: approcci di screening multidimensionale potrebbero essere utilizzati per identificare gli studenti universitari ADHD, che magari convivono anche con altre condizioni, come i Disturbi dello Spettro Autistico o con problemi di salute mentale come stati d'ansia elevati. Un approccio olistico è un passo importante per garantire che tutti gli studenti che presentano o segnalano problemi di rendimento scolastico ricevano cure e supporto adeguati. Questo approccio è probabilmente utile anche per identificare gli studenti ADHD con o senza condizioni concomitanti, comprese le studentesse, che hanno maggiori probabilità rispetto agli studenti maschi di essere non diagnosticate come ADHD e/o di ricevere una diagnosi errata (ISS, 2019).
- Gestione e supporto: è necessario creare un servizio di tutoraggio per l’inclusione scolastica degli studenti ADHD. Gli studenti potrebbero infatti beneficiare di tecniche di studio e di supporto basate sulle proprie caratteristiche di funzionamento, come ad esempio avere tempo extra durante gli esami o attuare modifiche all’ambiente (per esempio rendendo disponibile una sala studio silenziosa in biblioteca, oppure implementando diari e promemoria digitali).
- Formazione e competenza: è necessaria una formazione sull’ADHD per gli insegnanti e tutto il personale che lavora in ambito universitario, per supportare adeguatamente l'esperienza didattica dello studente ADHD in ambito accademico.
- Riformulazione dell’ADHD per concentrarsi sui suoi potenziali vantaggi in ambito accademico: approcci basati sui punti di forza, che si concentrano anche sugli aspetti positivi dell'essere ADHD e su come questi possano essere sfruttati per il successo accademico, contribuiranno a destigmatizzare anche questa condizione. Gli aspetti positivi includono alti livelli di energia, creatività, iperfocus, motivazione, empatia, accettazione di sé e disponibilità ad aiutare gli altri (Madhi, Viljoen, Massuti e collab., 2017; Sedgwick, Merwood, Asherson, 2019).

CONCLUSIONI
L’ADHD è una neuroatipicità che, se non riconosciuta e/o adeguatamente supportata, può portare ad un'esperienza negativa, se non addirittura fallimentare, dell'ambito accademico. Questo non perché il funzionamento precluda in sé la possibilità di riuscita accademica ma perché il mondo delle Università italiane non è ancora attrezzato per essere a misura dei bisogni delle persone neurodivergenti. Questo limita la possibilità di questi studenti di vivere in modo positivo l'esperienza universitaria, creando un limite alla realizzazione personale.
Auspichiamo che sempre più atenei in Italia si aprano ad una formazione specifica su questo tema e alla possibilità di creare sportelli di tutoraggio dedicato agli studenti ADHD.
E tu che esperienza hai avuto in ambito accademico? Hai suggerimenti su questo tema? Commenta nei nostri canali social oppure mandaci una mail di testimonianza a: corsi.gruppoempathie@gmail.com
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