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Dott.ssa Valentina Pasin

Inefficienze nel network cerebrale uditivo in neonati di 6 mesi che sono successivamente diagnostica


Una recente ricerca condotta presso l'Università McGill di Montréal, in Canada, dimostra la presenza di una inefficienza a livello della corteccia uditiva di neonati di 6 mesi che successivamente otterranno una diagnosi di autismo.

I ricercatori hanno utilizzato un tipo di risonanza magnetica per immagini (magnetic resonance imaging - MRI) chiamata diffusion weighted imaging per misurare la connettività cerebrale in 260 neonati fra i 6 e i 12 mesi di vita, che avessero sia un alto che un basso rischio di sviluppare l'autismo.

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Immagine delle connessioni cerebrali di un neonato di 6 mesi a sviluppo tipico,

che ha partecipato allo studio. La lunghezza e la forza delle connessioni tra le

varie regioni cerebrali è stata combinata per determinare l'efficienza del

network per ciascuna regione. Immagine per gentile concessione del Ludmer

Centre for Bioinformatics and Mental Health.

L'autore principale di questo studio, John Lewis, un ricercatore del Montreal Neurological Institute and Hospital dell'Università McGill e del Ludmer Centre for Bioinformatics and Mental Health, ha riscontrato che le inefficienze nei network cerebrali erano già presenti nei neonati di sei mesi che successivamente sarebbero stati diagnosticati con autismo. Queste inefficienze emergono a livello della corteccia uditiva ed inoltre, l'estensione dell'inefficienza correla positivamente con la severità dei sintomi di autismo a 24 mesi.

E' stato inoltre dimostrato che, man mano che il neonato cresce, le aree implicate nel processamento della visione e del tatto, così come un ampio gruppo di aree implicate nell'udito e nel linguaggio, mostrano questa correlazione tra inefficienza e severità dei sintomi autistici.

Essere in grado di individuare così precocemente i segni dell'autismo è importante perché può portare gli specialisti ad una diagnosi precedente all'apparizione dei sintomi comportamentali, permettendo così un intervento ancor più precoce e quindi una migliore prospettiva di miglioramento per la persona.

Individuando infatti le regioni cerebrali implicate nel processamento degli input sensoriali come i primi luoghi noti di disfunzione cerebrale collegata all'autismo, i ricercatori restringono il numero di fattori genetici e di meccanismi che possono essere responsabili dello sviluppo di questa condizione. Inoltre, il fatto che i segni neurologici siano già presenti all'età di 6 mesi elimina alcuni fattori ambientali come causa potenziale di questa condizione.

Articolo originale:

“The Emergence of Network Inefficiencies in Infants With Autism Spectrum Disorder” by John D. Lewis, Alan C. Evans, John R. Pruett Jr., Kelly N. Botteron, Robert C. McKinstry, Lonnie Zwaigenbaum, Annette M. Estes, D. Louis Collins, Penelope Kostopoulos, Guido Gerig, Stephen R. Dager, Sarah Paterson, Robert T. Schultz, Martin A. Styner, Heather C. Hazlett, and Joseph Piven in Biological Psychiatry. Published online August 1 2017 doi:10.1016/j.biopsych.2017.03.006

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