La "seconda pubertà" degli adulti con diagnosi tardiva di AuDHD: ormoni, neurodivergenza e identità
- dottpasinvalentina
- 14 lug
- Tempo di lettura: 7 min
Traduzione italiana e adattamento a cura della Dott.ssa Valentina Pasin dell'articolo di Bridgette Hamstead (AuDHD Neurodiversity Consultant, Keynote Speaker, Writer, and Advocate) consultabile a questo link: english here
Per molti adulti autistici e ADHD diagnosticati tardivamente, il periodo successivo alla scoperta della propria neurodivergenza è un momento di profondo sconvolgimento emotivo e di trasformazione. Spesso sembra che la vita si divida in due linee temporali distinte: prima e dopo la diagnosi. La fase successiva alla scoperta non riguarda semplicemente l'apprendimento di nuove informazioni, si tratta di rielaborare un'intera vita attraverso una nuova prospettiva, mettendo in discussione convinzioni consolidate su sé stessi e affrontando cambiamenti nelle emozioni, nelle esperienze sensoriali, nell'identità e nei bisogni sociali che possono sembrare opprimenti nella loro intensità. Molti la descrivono come una sorta di seconda adolescenza, una seconda pubertà della mente, del corpo e dello spirito che sconvolge tutto ciò che si pensava fosse stabile e noto.

Nei primi mesi e anni dopo aver riconosciuto la nostra neurodivergenza, molti di noi sperimentano una volatilità emotiva che rispecchia la turbolenza dell'adolescenza. Ci addoloriamo per il bambino che eravamo e per il supporto che non abbiamo ricevuto. Ci infuriamo contro i sistemi che ci hanno deluso. Oscilliamo tra l'euforia nel trovare un linguaggio per le nostre esperienze e la disperazione per quanto tempo della nostra vita abbiamo trascorso mascherati, incompresi o invisibili. Emozioni a lungo sepolte sotto decenni di strategie di sopravvivenza affiorano con un'urgenza spesso disorientante. Sentimenti di vulnerabilità, ribellione, eccitazione e confusione attraversano il corpo in rapida successione, lasciando molti a chiedersi se stiano regredendo, perdendo il controllo o se stiano in qualche modo svolgendo in modo errato il loro lavoro di auto-scoperta. Allo stesso tempo, le esperienze sensoriali diventano spesso più nitide, più pronunciate e meno facilmente ignorabili. Le strategie di mascheramento che un tempo attenuavano il sovraccarico sensoriale diventano più difficili da mantenere. Molti si ritrovano più sensibili alla luce, al suono, alla consistenza e al tatto di quanto avessero mai realizzato consapevolmente prima. Non che queste sensibilità siano nuove. È che l'intorpidimento protettivo della sopravvivenza si è attenuato abbastanza da permettere al corpo di sentire finalmente ciò che non gli era mai stato permesso di registrare appieno. Quello che un tempo era rumore di fondo diventa una cacofonia. Ciò che un tempo era tollerabile diventa insopportabile. Orientarsi in un mondo che richiede tolleranza sensoriale diventa un compito ancora più arduo man mano che il sé sensoriale autentico si riprende spazio.
Anche i bisogni e i modelli sociali cambiano radicalmente durante questa seconda pubertà. Relazioni che un tempo sembravano stabili possono apparire tese o addirittura insostenibili quando l'autenticità sostituisce la performance. Il desiderio di una connessione profonda e significativa si rafforza, mentre la tolleranza per le interazioni superficiali spesso svanisce. Molti adulti a cui è stata diagnosticata una condizione di neurodivergenza in età tardiva si ritrovano a rivalutare le amicizie, a stabilire nuovi confini e talvolta ad allontanarsi da legami di lunga data costruiti sul loro sé mascherato piuttosto che su quello reale. Il bisogno di essere visti appieno, non solo tollerati o gestiti, diventa non negoziabile. Questo sconvolgimento sociale può essere isolante, ma può anche essere un catalizzatore per trovare o creare comunità in cui i modi di essere neurodivergenti siano non solo accettati, ma celebrati.
L'esperienza di questa seconda pubertà non è solo psicologica o emotiva. È spesso profondamente legata a cambiamenti fisiologici, in particolare quelli che coinvolgono cambiamenti ormonali. Molti adulti ricevono la diagnosi nel contesto di transizioni ormonali come gravidanza, cambiamenti postpartum, perimenopausa, menopausa o terapia ormonale di affermazione di genere. Questi periodi di fluttuazione ormonale possono avere un impatto significativo sulle funzioni esecutive, sulla regolazione emotiva e sull'elaborazione sensoriale. Gli ormoni influenzano neurotrasmettitori come dopamina e serotonina, che svolgono un ruolo fondamentale nell'umore, nell'attenzione e nella regolazione sensoriale. Le alterazioni dell'equilibrio ormonale possono rendere tratti precedentemente mascherati o gestibili più visibili, più destabilizzanti e più difficili da ignorare.
La perimenopausa, ad esempio, è spesso un periodo in cui la disfunzione esecutiva si intensifica per molti individui neurodivergenti. Vuoti di memoria, difficoltà di concentrazione e disregolazione emotiva diventano più pronunciati. La sensibilità sensoriale può aumentare e la tolleranza alla sovrastimolazione può diminuire drasticamente. Per coloro che già convivono con ADHD e autismo, questi cambiamenti possono essere percepiti come una perdita improvvisa e sconcertante di strategie di coping precedentemente conquistate a fatica. Ciò che un tempo poteva essere gestito con la sola forza di volontà o la routine inizia a sfuggire di mano. Non è un segno di fallimento. È il corpo che richiede un nuovo modo di vivere, un nuovo modo di supportare un sistema nervoso che è stato sotto sforzo per troppo tempo.
La terapia ormonale di affermazione di genere può portare con sé una serie di trasformazioni. Per alcuni, il processo di transizione porta a profondi cambiamenti nella consapevolezza di sé, nella profondità emotiva e nella connessione sensoriale. Con il cambiamento del panorama ormonale, cambiano anche la chiarezza dell'identità e la capacità di accedere a parti del sé precedentemente mascherate o frammentate. Questo viaggio può essere sia liberatorio che destabilizzante, un promemoria del fatto che l'identità non è mai statica, ma una realtà viva e pulsante, plasmata sia dalla biologia che dall'esperienza.
Comprendere la "seconda pubertà" degli adulti con diagnosi tardiva di AuDHD richiede compassione, pazienza e la volontà di onorare la complessità di queste transizioni sovrapposte. Non si tratta semplicemente di adattarsi a una nuova etichetta o di costruire nuove routine. Si tratta di permettere a un intero sistema nervoso, a un intero senso di sé, di ricalibrarsi dopo anni di sopravvivenza in condizioni di incomprensione e disadattamento. Si tratta di elaborare il lutto per ciò che è stato perso, celebrando al contempo ciò che ora è possibile. Si tratta di accettare l'imbarazzo, l'intensità, la crudezza di diventare qualcuno più pienamente in sintonia con chi siamo sempre stati sotto la maschera.
Non esiste una tempistica fissa per questo processo. Alcuni potrebbero attraversare questi cambiamenti in mesi, mentre per altri potrebbero volerci anni. Non esiste un modo giusto o sbagliato di vivere questa seconda pubertà. È un viaggio profondamente personale e spesso non lineare. Ci saranno giorni di chiarezza e giorni di confusione, giorni di gioia e giorni di profondo dolore. Ma a ogni passo, ci avviciniamo a vivere partendo da un luogo di verità piuttosto che da una performance, da un luogo di connessione piuttosto che da un isolamento, da un luogo di autoaccettazione piuttosto che da una negazione di sé.
La seconda pubertà degli adulti con diagnosi tardiva di AuDHD non è una regressione. È una riappropriazione. È il corpo, la mente e lo spirito che finalmente si allineano dopo anni di disconnessione forzata. È la prova che la crescita non è riservata ai giovani e che la guarigione è possibile a qualsiasi età. Nel disordinato e meraviglioso svolgersi di questo processo, ritroviamo non solo noi stessi, ma anche la comunità, il senso di appartenenza e la gioia che eravamo sempre destinati a conoscere.
Segnali che potrebbero indicare una "seconda pubertà" dopo una diagnosi tardiva:
Noti che le tue reazioni emotive sono più forti, più immediate e a volte più travolgenti di quanto non fossero prima di scoprire la tua neurodivergenza.
I vecchi meccanismi di difesa, come il mascheramento o la soppressione della sensibilità sensoriale, iniziano a rompersi e diventano sempre più insopportabili.
Sperimenti una maggiore consapevolezza degli input sensoriali, scoprendoti più sensibile a luci, suoni, consistenze o odori che prima tolleravi.
Le relazioni che un tempo ti sembravano gestibili ora sembrano tese, poiché il bisogno di autenticità rende più difficile mantenere il mascheramento nelle interazioni sociali.
Provi intense ondate di dolore, rabbia o tristezza quando rifletti sulla tua infanzia o sulla tua prima vita adulta, riconoscendo quanto profondamente i tuoi bisogni siano stati insoddisfatti.
C'è un crescente desiderio di stabilire confini più netti, dare priorità alla cura di sé e cercare relazioni che onorino il tuo sé completo e smascherato.
I periodi di transizione ormonale, come la gravidanza, i cambiamenti post-partum, la perimenopausa, la menopausa o la terapia ormonale, sembrano intensificare la disfunzione esecutiva e la variabilità emotiva.
Ti ritrovi a mettere in discussione decisioni, preferenze e identità passate, come se stessi riscoprendo o ricostruendo parti di te che erano state sepolte.
Vivi momenti di gioia, creatività o connessione che sembrano più intensi e autentici, pur essendo anche insoliti o vulnerabili.
C'è una sensazione persistente, a volte dolorosa, di stare ricostruendo e soffrendo contemporaneamente, guarendo e destabilizzando, perdendo e ritrovando te stessa, tutto in una volta.
Affrontare una seconda pubertà dopo una diagnosi tardiva può essere travolgente, confondente e a volte un percorso solitario. È un periodo di profonda trasformazione in cui i vecchi modi di sopravvivere non sono più validi e i nuovi modi di vivere non hanno ancora preso pienamente forma. Questo processo non è una regressione o un fallimento. È una riappropriazione di sé, un dispiegarsi di verità che sono sempre state lì, ma sepolte sotto anni di sopravvivenza e incomprensioni. Uscire da questo periodo richiede pazienza, compassione e la volontà di accettare sia il dolore che le possibilità che emergeranno. Onorando la complessità di questa seconda pubertà, ci diamo il permesso di diventare le persone che eravamo sempre destinati a essere, non ricominciando da capo, ma partendo finalmente da un luogo di verità.
Commento finale a cura della Dott.ssa Valentina Pasin, Coordinatrice di Gruppo Empathie+:
Ho scelto di tradurre in italiano questo articolo e di inserirlo nel nostro blog perché solleva un tema fondamentale e ancora poco discusso apertamente nel nostro contesto italiano: quello del valore identitario della diagnosi 'tardiva' (o in età adulta/avanzata) ma anche quello delle conseguenze di tale scoperta. Il nostro centro effettua percorsi diagnostici negli adulti da più di dieci anni e questo ci pone nella preziosa posizione di poter osservare non solo cosa accade prima, durante e immediatamente dopo aver ricevuto una diagnosi di neurodivergenza, ma anche quali sono le traiettorie evolutive a medio-lungo termine. I sentimenti contrastanti di fatica e rinascita che descrive così bene Bridgette Hamstead in questo articolo sono gli stessi che noi da anni osserviamo nei nostri e nelle nostre pazienti, che accompagniamo con cura, pazienza e fiducia verso una nuova fase della propria esistenza. Se ben condotta da terapeuti/e esperti/e, la diagnosi è un percorso di scoperta di sé dal quale si uscirà necessariamente trasformato/a: una nuova identità più consapevole dei propri bisogni, delle proprie fragilità e delle proprie risorse ha iniziato a germogliare. Il percorso, come raccontato da Bridgette, non è uguale per tutti e tutte, non ha la stessa durata, non comporta la stessa fatica ma certamente ha in comune la prospettiva di verità identitaria e autenticità di vivere che sono le direzioni necessarie a cui tendere per riappropriarsi della propria felicità.





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